Rilanciare i borghi con lo Smart Working

Il telelavoro o, ancora meglio, lo smart working, ha permesso a molti italiani (e stranieri) di allontanarsi dalla città per riscoprire una vita meno frenetica, più a contatto con la natura e, diciamolo pure, con un costo della vita più accessibile.

Questo modello lavorativo ha portato una deurbanizzazione che potrebbe, se opportunamente incoraggiata, rilanciare i piccoli centri ormai spopolati.

Fine dello stress

Secondo la CGIL i lavoratori in smart working durante il lockdown del 2020 erano circa 8 milioni, mentre prima dell'emergenza erano solo 500mila.

Nel 2021 i numeri sono nuovamente scesi, ma sono rimasti molti casi in cui il telelavoro è divenuta una modalità stabile occupazionale.

Chi ha potuto, ha svolto questo lavoro ritornando alla propria residenza d'origine allontanarsi dalle grandi città, con i loro problemi di sovraffollamento, per trasferirsi in zone decentrate, o anche in zone scarsamente popolate e immerse nella natura.

Trasferimenti in questo senso sono avvenuti anche da parte di chi ha semplicemente deciso che la vicinanza casa/lavoro non era più un parametro essenziale nella scelta della propria residenza. 

Voglia di aria aperta

Il desiderio di spazi aperti e di verde, massimizzato dal bisogno di distanziamento sociale, ha innescato in molte famiglie, spesso giovani, il desiderio di ritrovare una dimensione di vita che riesca a coniugare sicurezza e lavoro con ritmi più equilibrati.

Così, molti paesi scarsamente abitati, se non spopolati, hanno riacquistato vitalità, anche al di fuori della stagione turistica.

Alcuni sindaci di questi borghi hanno colto l'opportunità e hanno avviato una serie di iniziative per favorire l'arrivo di nuove persone.

Qui proponiamo due interessanti link:


La convenienza per governi e aziende

L'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha inviato al Governo richieste di sostegno ai borghi desiderosi di rinascere: banda larga e agevolazioni fiscali per chi sceglie di vivere o fare impresa in centri a rischio spopolamento.

In una intervista a Repubblica, l'architetto Stefano Boeri ha affrontato il tema del recupero dei borghi storici. Boeri propone “patti di reciprocità tra città e piccoli centri delle aree interne. Il quadro legislativo dovrebbe consentire di aprire tavoli di lavoro a cui siederebbero i sindaci delle città e di quelli dei paesi limitrofi, ma anche aziende, rettori universitari, grande distribuzione, imprenditori della ristorazione”.

Non solo i privati ​​ma anche le aziende iniziano a valutare la convenienza di allontanarsi dalle aree urbanizzate per approdare in territori più economici e con maggiori possibilità espansive.

Inoltre, lo smart working rende meno essenziale la vicinanza di linee ferroviarie o autostrade e riduce la necessità di grandi edifici, avendo ridotto il numero dei dipendenti fisicamente presenti.

Si può ritenere che siano finiti i trent'anni di delocalizzazione, cioè della delocalizzazione produttiva che ha fatto la fortuna in particolare della Cina. Non solo perché vi abbiamo trasferito innovazione, competenze e conoscenze, ma anche perché i cinesi sono stati così bravi a superarci nella ricerca e nell'innovazione tecnologica.

La guerra in Ucraina

La guerra in corso in Ucraina ha reso i governi e le aziende più consapevoli della menzogna della globalizzazione per come la si intendeva fino a qualche mese fa. Comprendendo come la democrazia sia un parametro fondamentale per poter scegliere i partner commerciali.

Questo sta portando a ridefinire i paramenti relativi ad approvvigionamento, produzione e consumo; nonché, a ricercare ecosistemi economici più maturi, creando un'importante opportunità per l'Europa e per il nostro Paese, secondo per capacità manifatturiera nell'Unione.

Sostenibilità

Anche dal punto della sostenibilità possiamo ritenere che questo processo sia vantaggioso.

La vita nei borghi è meno legata allo spostamento con mezzi di trasporto e la gestione dei servizi può essere implementata con un efficace sistema ad HUB.

L'avvicinamento alla natura renderebbe più attraente e stimolante pratiche di buona educazione ecologica, incentivano, probabilmente, molti giovani a riavvicinarsi al mondo della produzione agricola. 

Il Recovery Fund

In questo contesto, molte realtà potrebbero utilizzare i fondi europei relativi al Recovery Fund per potenziare infrastrutture e servizi, così da fornire a chi si trasferisce ulteriori motivazioni e creare quindi un impatto positivo sulla qualità complessiva della vita del paese.

Questo processo richiede uno sforzo significativo di nuova pianificazione da parte degli amministratori locali. Questa deve prevedere un'attenzione su due livelli: infrastruttura digitale ed energia.

La rete digitale deve svilupparsi in modo deciso e occorre modernizzare città e paesi dal punto di vista edilizio ed energetico, attraverso interventi di riqualificazione e l'utilizzo di fonti sostenibili.

Trasformazione irreversibile.

È chiaro come la tendenza alla deurbanizzazione debba essere incentivata, per migliorare complessivamente il sistema Paese. Con un incremento della qualità della vita delle grandi città e grazie al rifiorire delle periferie e dei borghi.

Un'occasione davvero unica e fonte attrattiva per l'Italia per la sua morfologia urbana, così ricca di tradizione e di storia.

La vita nei borghi è caratterizzata da una vita comunitaria più viva, e questo modello sociale, contaminando l'intero Paese l'urbanizzazione diffusa, può essere la scintilla di una crescita economica e un rilancio demografico.

Conclusioni

Se sempre più persone si trasferiranno nei piccoli Comuni, le attività e i servizi rifioriranno. Questo determinerà borghi ancora più attraenti. Le case abbandonate verranno recuperate, e tanti gioielli di architettura e di storia riacquisteranno il loro splendore.


Voi cosa ne pensate? In che modo ognuno di noi può contribuire a rendere possibile questo cambiamento?

Share on Google Plus
    Blogger Comment