La Web Tax - Un'anomalia tutta italiana

Come azienda che opera sul web, non possiamo che essere particolarmente critici nei confronti della così detta WEB TAX.



C'è da riflettere se il parlamento, con i tanti casi extraitaliani ancora aperti, primo su tutti i Marò per il secondo natale ancora in India, si concentra proprio su una questione che avrà come conseguenza quella di limitare la promozione sul web delle aziende italiane, ma anche la fruibilità stessa della rete per gli utenti.
Si parla della web-tax, che nelle modifiche apportate nella notte del 17 ha preso questa forma.

Niente obbligo generalizzato per l'acquisto online di servizi solo da fornitori dotati di partita Iva italiana, ma solo se si tratterà di comprare “spazi pubblicitari online” e “link sponsorizzati…visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito o la fruizione di un servizio online attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili”.

Pensiamo quindi ad un imprenditore italiano che volesse promuovere i suoi prodotti all'estero, e sceglie come canale di comunicazione il web. Decide di mettere la sua pubblicità per esempio sul sito del "The Times" perché l'Inghilterra è il pubblico che vuole raggiungere. Bene non potrà farlo perché quella pubblicità potrà essere vista anche in Italia, siccome il The Times non ha partita iva italiana, dovrà rinunciare alla promozione. 

In pratica molti prodotti italiani potranno essere pubblicizzati solo in  Italia, proprio un bel colpo per il nostro export, punto focale di un rilancio economico.
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