Come NON gestire gli account social!

E' di tragica attualità il terremoto che ha colpito molti abitanti dell'Emilia Romagna, in questo ambito i social network sono stati usati per cercare di divulgare il maggior numero di informazioni possibile, divenendo media di pubblica utilità.

Tra tutti quelli che si sono “comportati bene” abbiamo anche ovviamente quelli che hanno tentato lo sciacallaggio, personaggi o aziende che hanno fatto leva sul terremoto, o che hanno tentato di farlo, per avere successo.
Il caso più incredibile è stato quello di Groupalia che ha pensato bene di cavalcare l’hashtag #terremoto su Twitter scrivendo questa frase: “Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #Santo#Domingo! bit.ly/k7hsnr”. Qui si è scatenato il finimondo. Il caso è finito su Repubblica, sul Secolo XIX e chiaramente fatto il giro della rete nell'indignazione generale.
Dopo poco Groupalia si accorge del danno d’immagine che sta traendo e partono le scuse ufficiali di Andrea Gualtieri su Facebook, country manager Groupalia.

Ma chi ha scritto quel tweet?
Se la twittata è stata fatta da Gualtieri o da un qualche “social media specialist” o “social media manager” allora il problema risiede proprio nel cervello di questa persona: per comunicare ci vuole sensibilità, se non si ha sensibilità non si può fare comunicazione di mestiere. Ma se per caso il tweet l’avesse fatto uno stagista, o un qualche contratto atipico sottopagato, di quelli ai quali si appioppa un “lavoretto” semplice come gestire gli account social, allora le cose cambiano.

Questo caso dovrebbe fare capire che anche nel campo dei social media una sottovalutazione della professionalità e della formazione genera danni rilevanti. Bisogna entrare nella mentalità che non tutti possano fare i social media manager o usare i social in modo corretto e funzionale. Usare i social, farlo per mestiere, è un lavoro duro per il quale ci vuole impegno, dedizione, tempo e passione. Non è una cosa che possono fare tutti, come fare il matematico non è una cosa che possono fare tutti.

Usare i social è un mestiere, e come tale deve essere strutturato, adeguatamente pagato e fatto secondo delle regole e dei canoni di sensibilità comuni a tutti.

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