Hacker fiscali contro burocrazia

Nel Regno Unito Facebook paga meno tasse di un impiegato

Chiunque possieda oggi un dispositivo informatico, conosce quanto sia importante effettuare periodici aggiornamenti per limitare l'attacco di esperti informatici (Hacker) che, approfittando di lacune del sistema, riescono in maniera fraudolenta a rubare dati e molto spesso anche denaro.

In effetti, lo studio del codice sorgente, per scoprire e valutare le vulnerabilità è oggetto di analisi quotidiana di ogni programmatore, che costantemente migliora il proprio lavoro.

Non dovrebbe apparire strano quindi, che proprio le grandi aziende informatiche, siano quelle che maggiormente approfittano delle lacune delle leggi in materia fiscale, per aumentare i propri utili.
Gli Stati, tutti gli Stati, sono oggi in gran difficoltà, nell'arginare questa situazione. In effetti le proposte di legge che vorrebbero modificare il sistema di tassazione in materia di vendita on line, rischiano di favorire proprio le grandi aziende e azzoppare ancora di più la fragile realtà informatica europea (Il demone è Google o il sistema economico Europeo?).

E' facile comprendere che una eventuale "Digital Tax", diversa in ogni Stato,, che preveda di pagare le tasse nel Paese in cui si offre il servizio (o si vende il prodotto), favorirà le grandi aziende che possono permettersi una sede in ogni Stato, piuttosto che le piccole realtà.

Grazie alla differenza legislativa fra Paese e Paese, inoltre le grandi aziende informatiche, che hanno nel dna proprio la ricerca di falle e bachi, riusciranno a trovare altri escamotage per agirare il problema per i successivi 10 anni che saranno necessari alla burocrazia statale di comprendere come fanno e legiferare in materia.

Prendiamo in esame la Digital Tax che vorrebbe approvare l'attuale governo italiano.
La proposta di legge depositata il 27 aprile scorso è di Stefano Quintarelli e Giulio Cesare Sottanelli, punta a
una ritenuta alla fonte del 25% sulle transazioni indirizzate ai big del digitale (e non solo) che erogano dall’estero servizi in Italia. Un importo che verrà trattenuto all’interno del circuito attraverso il quale viaggiano le transazioni (tipicamente le banche). Una misura che verrebbe estesa a quelle aziende che hanno fatturato all’Italia almeno 5 milioni di euro in un lasso di tempo che supera i sei mesi.


- Quanti faticano a comprendere come funzionerà questa tassa?
- Quanti comprendono l'intento della tassa, ma si domandano come potrà essere applicata?
- Infine quanti, leggendo il testo, hanno pensato ad almeno 3 modi in cui una grande azienda, con alte capacità finanziarie possa continuare ad hackerare la legge

In realtà la questione sarebbe semplice da risolvere se gli Stati trovassero accordi bilaterali. Solo in questo modo le grandi aziende si troverebbero al di sotto e non al di sopra della legge.
Dovrebbe essere facile da capire per i politici che
una Multinazionale deve essere regolamentata da leggi multinazionali.

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